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Il leader del futuro? Aperto, pronto e soprattutto capace di decidere. Le regole di Simon Haigh

Come deve essere il leader del futuro? Aperto culturalmente e compassionevole, ma comunque pronto e capace di prendere delle decisioni importanti. Questa l’opinione di Simon Haigh, Growth Strategist americano:

“Fondamentalmente il mio compito è quello di aiutare leader e organizzazioni a individuare i loro scopi e migliorare la loro reputazione. Cosa deve essere oggi dunque oggi un leader? I leader devono abbracciare un pensiero globale, la diversità cross culturale e devono comprendere i grandi cambiamenti nella tecnologia, nonché essere orientati alla collaborazione. In altre parole, un leader oggi deve essere autentico e con un approccio umanistico. Deve essere anche vulnerabile, che però non significa arrendevole, ma piuttosto abile a connettersi con le persone che lo seguono”.

Haigh ha definito cinque caratteristiche peculiari della leadership odierna:

  1. Innanzitutto, occorre conoscere sé stessi. Un leader deve conoscersi nel profondo
  2. Un leader deve sapersi controllare: essere un decision making comporta anche la necessità di gestire le proprie emozioni
  3. Un leader ha bisogno di crescere, consolidare le proprie conoscenze e connettersi con altri leader
  4. Deve essere consapevole e responsabile
  5. Deve essere capace di lavorare con gli altri

Queste caratteristiche dei leader possono risultare molto utili nell’era del post pandemia:

“Questa è la prima volta in un secolo che il genere umano ha avuto a che fare con una pandemia. Abbiamo tutti letto del fenomeno delle grandi dimissioni volontarie da parte dei dipendenti. Di fronte a questo penso che ci si chieda: cosa è davvero importante per noi?”.

In questo contesto particolare i leader inclusivi devono prestare attenzione alle tematiche della diversità, essere collaborativi (anche con altre aziende), curiosi e capaci di assicurare la necessaria coesione in azienda.

Un atteggiamento, insomma, molto diverso da quello messo in atto da molti leader politici. Ciò non toglie che alcune caratteristiche tradizionali dell’essere leader permangano:

“Ho appena letto un libro in cui si sostiene che i leader devono dimostrarsi più autentici, umani, con alcune vulnerabilità e connessioni verso il prossimo, ma occorre non dimenticarsi che un leader deve comunque dirigere e ispirare, per avere dei seguaci. Se un leader si mostra sempre spaventato non potrà avere followers: ci vuole sempre un giusto bilanciamento tra autenticità e capacità di prendere decisioni”.

Ma cosa cambia nella leadership quando si è alla guida di una piccola impresa e quando invece si dirige una grande organizzazione? Secondo Haigh, in realtà, esistono tante similarità tra mondo SMB ed enterprise, che sono entrambi business in cui si deve guardare a 3 aree: fatturato, reputazione e rischi.

“La leadership nel mondo SMB deve pensare a fare soldi, ma anche a controllare la propria reputazione e a limitare i rischi. La stessa cosa succede nelle grandi aziende; quello che cambia è il contesto e la complessità. Un pericolo per le grandi compagnie è che le persone che lavorano in certi uffici si sentano più importanti di quelle occupate ad altri livelli. Questo invece non capita nelle piccole imprese”.

In questo contesto le funzioni dell'HR devono essere il cuore della strategia delle aziende:

“La ragione è che il business non esiste senza le persone. Perciò il ruolo HR è critico, in particolare oggi che si è così sensibili a diversità, inclusione, ecc. Se le HR non assumono un ruolo strategico in azienda, l’intera comunicazione ne soffre”.

A proposito di comunicazione, la leadership dovrebbe essere di tipo assertivo, andando cioè oltre le tradizionali comunicazioni impostate su aggressività o passività.

“Quando una comunicazione è assertiva è anche diretta, ma in un modo che rispetta anche il punto di vista altrui, senza essere aggressiva e allo stesso tempo neppure passiva. Questo approccio riduce i conflitti e aumenta la collaborazione: credo davvero che essere dei leader assertivi aiuti ad avere followers. Attenzione, non si tratta di qualcosa di naturale, perché di fondo tendiamo a essere passivi. Essere assertivi, d’altra parte, non vuol dire essere rudi, ma calmi e compassionevoli”.

Sul ruolo dei giovani in questo nuovo contesto l’opinione di Haigh è chiara:

“Ho scritto un articolo recentemente, che parla proprio delle giovani generazioni, di cui spesso si parla al negativo. Vero è che spendono troppo tempo sui cellulari, però hanno dimostrato di avere molte capacità: sono più open minded, hanno più skills ecc. Penso che si debba realizzare che i giovani hanno molto da offrire al resto del mondo”. 

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